Renato De Fusco, architetto, storico dell’architettura e del design di notorietà internazionale, professore emerito dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, è scomparso il 30 aprile nella sua casa di Posillipo all’età di 94 anni.
Figura di riferimento della scuola di Architettura napoletana, le sue opere e le sue innumerevoli pubblicazioni, edite dalle maggiori case editrici nazionali e straniere, costituiscono un contributo fondamentale per lo sviluppo della cultura dell’architettura, del design e delle arti dal secondo Novecento fino a oggi. Dedito con grande passione, fino alla fine, all’insegnamento universitario, ha formato intere generazioni di architetti e studiosi, generando una sua scuola.
Collega e amico di eminenti esponenti del mondo della cultura e dell’architettura internazionale, da Kenneth Frampton a Joseph Rykwert, da Umberto Eco a Rosario Assunto, da Giuseppe Galasso a Cesare de Seta, con loro e tanti altri ha condiviso un lungo e intenso viaggio culturale.
Prima del conseguimento della laurea presso la facoltà napoletana nel 1953, aderisce ai movimenti artistici dell’avanguardia napoletana, militando dapprima nel Gruppo Sud-pittura, poi nel MAC (Movimento Arte Concreta). Tra le esperienze giovanili, occupano un posto di rilievo il viaggio a Parigi, in seguito alla vincita di una borsa di studio, e quello milanese, dove collabora alla redazione di «Casabella-Continuità» di Ernesto Nathan Rogers, esordendo nel 1954 con una rassegna dedicata alla X Triennale di Milano.
Prima di dedicarsi completamente alla storiografia architettonica e del design, lavora come progettista sia nell’ambito di allestimenti e arredi d’interni, sia nel contesto delle case popolari, realizzando un complesso di edifici nel quartiere Montedonzelli insieme a Francesco Sbandi. Rientrato a Napoli, nel 1955 prende le mosse la sua carriera accademica, entrando nell’Istituto di Storia dell’architettura dell’Università di Napoli diretto da Roberto Pane, suo maestro, fino a diventare ordinario di Storia dell’architettura nel 1972.
Nel 1964 fonda la rivista «Op.cit. Selezione della critica d’arte contemporanea» (dedicata all’architettura, al design e alle arti visive) – ancora attiva e da lui diretta con passione, rigore e puntualità per sessanta anni –, sorta nel clima culturale della galleria “Il Centro” di Arturo Carola, cui è inizialmente legata. Nel 1967, la rivista riceve il Premio Inarch.
A partire dalla fine degli anni Cinquanta, intrapresa la carriera accademica e pubblicistica, sistematizza i suoi capisaldi storiografici attraverso l’elaborazione di numerosi contributi, tra cui si ricordano: Il floreale a Napoli, 1959; L’idea di architettura. Storia della critica da Viollet-le-Duc a Persico, 1964; Architettura come mass medium. Note per una semiologia architettonica, 1967; Segni, storia e progetto dell’architettura, 1973; Storia dell’architettura contemporanea, 1974; Storia del design, 1985; Mille anni di architettura in Europa, 1993; Napoli nel Novecento, 1994; «Artifici» per la storia dell’architettura, 1998; Trattato di architettura, 2001, Filosofia del design, 2012, e tanti altri.
Nel 2008, dopo decenni di attività accademica, svolta senza mai trascurare quella più generalmente culturale spesa al di fuori dell’accademia, anche attraverso conferenze e articoli sui maggiori quotidiani, riceve il Compasso d’Oro ADI alla carriera. Nel 2013 riceve il Premio Mannajuolo alla cultura presso la galleria Al Blu di Prussia, dove era solito tenere conferenze.
Sebbene non abbia mai lasciato Napoli e la sua amata Posillipo – cui dedica un libro nel 1988, con foto di Mimmo Jodice –, Renato De Fusco ha assunto maggiore notorietà fuori dall’ambito partenopeo e all’estero.
Napoli perde una delle sue personalità più illustri.
La Redazione